mercoledì 23 maggio 2007

Nostalgia


La favola dei gattini


C'era una volta una donna che aveva una figlia e una figliastra. La figlia era brutta e cattiva, ed era la beniamina della madre, mentre la figliastra, bella e buona, era addirittura odiata dalla madre e dalla sorellastra. Ambedue facevano di tutto per maltrattare la povera bambina, che sopportava con pazienza e rassegnazione, spargendo amare lacrime in silenzio. Le facevano fare tutti i lavori più umili e più pesanti, e un giorno la mandarono al fiume a lavare un’infinità di panni. Come la bambina cominciò a lavare, le cadde il sapone nell'acqua e non ci fu modo di ritrovano. Figurarsi la poverina come piangeva e si disperava, pensando alle botte e ai maltrattamenti che avrebbe avuto tornando a casa. Piangi, piangi, a un certo punto, ecco apparire all'improvviso una vecchina:

- Cos'hai, bella bambina, che piangi tanto? -

- Oh, vecchina, mi è scivolato il sapone nell'acqua e adesso non ho il coraggio di tornare a casa per le botte che prenderò! -

- Non aver paura, poverina - le disse la vecchia - ora ti insegnerò io il modo per ritrovare il sapone. Scendi nell'acqua e troverai il palazzo dei gattini. Bussa da loro, cerca di essere gentile e vedrai che tutto andrà bene. -

- Grazie, vecchina. - Ma la vecchina era già sparita. Allora la bambina scese fiduciosa nell'acqua e, cammina cammina, ad un tratto si trovò davanti ad un magnifico palazzo, tutto di vetro. Le scale erano di cristallo e lei, temendo di romperle, si tolse gli zoccoli, poi bussò alla porta. L'uscio si aprì e apparve un bel gattino, tutto bianco, che la invitò ad entrare. Come fu dentro, vide tanti gattini, indaffarati nelle più svariate faccende: uno faceva il letto, uno accendeva il fuoco, uno spazzava, uno faceva la pasta, e così via. La brava bambina, vedendo che quello che faceva il letto non riusciva nel suo intento, poverino, perché era troppo piccino, glielo fece lei. Poi accese il fornello ad un altro gattino, perché lui era caduto nella cenere e si era scottato. Poi spazzò, fece la pasta, insomma aiutò tutti, con buona grazia e viso sorridente.

Alla fine i gattini, tutti in frotta, la portarono in una stanza, dove stava, su un trono d'oro, il gatto Mammone. E gli raccontarono quel che lei aveva fatto.

- A me ha fatto il letto! -

- A me ha acceso il fuoco! -

- A me ha spazzato la stanza! -

- A me ha fatto la pasta! - E non finivano più di dirne bene. Il gatto Mammone allora disse:

- Portatela dove sapete. - E i gattini portarono la bambina in una stanza dove la lavarono e la profumarono tutta. Poi le fecero vedere dei vestiti e le dissero di scegliere quelli che voleva, e così fecero con le scarpe. Lei, modesta come era, scelse i vestiti e le scarpe più brutti, ma loro glieli tolsero e le diedero la roba più bella. Poi la coprirono d'oro e di pietre preziose e la riportarono dal gatto Mammone, che le disse:

- Tu sei tanto buona e voglio farti un regalo: quando uscirai di qui, sentirai ragliare l'asino, ma tu non ti voltare. Quando sentirai cantare il gallo, voltati. - E la congedò. Uscita dal palazzo su una bella carrozza, la bambina sentì ragliare l'asino e, come aveva detto il gatto Mammone, non si voltò. Poco dopo sentì cantare il gallo e si volse indietro: allora le apparve sulla fronte una magnifica stella splendente.

Quando la matrigna e la sorellastra la videro tornare in quel modo, per poco non morivano dalla rabbia: ma la matrigna si fece raccontare tutto, per filo e per segno, e il giorno dopo, dati alla figlia cattiva due o tre panni da lavare, la mandò al fiume perché le accadesse ciò che era successo all'altra. Infatti la bambina buttò il sapone nell'acqua e finse di piangere. Ecco che compare la vecchina:

- Cos'hai fatto, bella bambina? Perché piangi? -

- Brutta vecchiaccia, cosa t'importa? - le rispose la cattiva bambina con malgarbo - mi è caduto il sapone nell'acqua e non l'ho più trovato. - Allora la vecchina disse anche a lei quello che aveva detto il giorno prima alla sorellastra: di entrare nell'acqua, ché avrebbe trovato il palazzo dei gattini, e loro le avrebbero dato un altro pezzo di sapone.

La bambina entrò di malavoglia nell'acqua e camminò finché si ritrovò davanti al palazzo che già conosciamo. Salì con malgarbo le scale senza togliersi gli zoccoli, anzi facendo chiasso più che poteva, e bussò forte alla porta dandovi anche dei forti calci. Venne ad aprire il solito gattino, che lei buttò sgarbatamente da parte per poter entrare.

Come fu dentro, le sì presentò la medesima scena che era apparsa alla sorellastra: i gattini erano indaffaratissimi: c'era quello che faceva il letto, quello che spazzava, quello che faceva la pasta, quello che accendeva il fuoco. E tutti, poverini, così piccoli, facevano una gran fatica a sbrigare le loro faccende. La bambina, che era proprio cattiva, invece di aiutarli, fece loro una quantità di dispetti: a quello che faceva il letto, glielo buttò tutto per aria; il gattino che accendeva il fuoco lo gettò dentro la brace e lo fece scottare tutto; a quello che spazzava, corse dietro con la scopa; a quello che faceva la pasta, diede il matterello sulla testa; e così fece a tutti. Perciò, quando la condussero dal gatto Mammone, fu un coro di miagolii di protesta e di lamenti. Il gatto Mammone ascoltò attento tutto ciò che i gattini avevano da raccontargli, poi disse loro: - Portatela dove sapete - E la brutta bambina fu condotta in una stanza dove i gattini la graffiarono tutta, poi la lavarono con l'aceto. Quindi le fecero scegliere vestiti e scarpe. Mia, mentre lei aveva scelto la roba più bella, loro invece le diedero la più brutta e la più misera, vestendola di stracci. Quindi la riportarono dal gatto Mammone, che le disse:

- Quando sarai fuori da questo palazzo, se udrai cantare il gallo, non ti voltare; se udrai ragliare l'asino, volgiti indietro.

E la lasciò andare.

Quando la bambina fu per la strada del ritorno, udì cantare il gallo, ma non si voltò. Udì ragliare l'asino e si volse indietro: allora le apparve sulla fronte una bella coda d'asino. Quando andò a casa, figurarsi la sua mamma come l'accolse! E più le tagliava la coda d'asino, più quella ricresceva. Finché la cacciò di casa per la sua cattiveria e la sua bruttezza, e visse felice con la figliastra che l'aveva perdonata.


PS= con mia grande felicità l'ho ritrovata in rete! Me la raccontava sempre mia nonna quand'ero piccina ^_^

Nostalgica io!

Nessun commento:

Posta un commento