venerdì 16 novembre 2007

Sabato 17 novembre: Gatto nero Day


Gatti. La loro giornata si celebra il 17 febbraio: 17 perché nel Nord Europa significa, guarda un po', "vivere una vita sette volte" (senza contare, per i più cabalisti, che in numeri romani è l'anagramma del latino vixi, "ho vissuto"). Febbraio perché è il mese sotto il segno di Urano, pianeta delle creature senza vincoli. Dal prossimo 17 novembre i gatti neri festeggeranno per la prima volta una ricorrenza tutta per sé, il "gatto nero day" istituito dall'Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente, e neanche a farlo apposta secondo il calendario delle uscite editoriali questo novembre sembra essere un periodo ad altissimo tasso di felinità: prima della fine del mese i nostri scaffali saranno letteralmente colonizzati (parliamo di gatti, del resto) da volumi e volumi tra manuali comportamentali, vademecum per aspiranti perfetti padroni, racconti per bambini, tutto all'insegna dell'animale più nobile e meno socievole con cui l'uomo si sia mai accompagnato, da 9.500 anni a questa parte.
E da quando la convivenza ha avuto inizio, oltre a prendere possesso degli angoli più confortevoli di ogni abitazione in cui ha trovato riparo il genere umano, il gatto si è anche ipotecato un buon posto tra gli animali più citati (e amati) da artisti e intellettuali. Proviamo a usare le loro parole per introdurre i titoli più curiosi di questa prossima parata felina.

"Fu chiaro fin dall'inizio che ogniqualvolta c'era un lavoro da fare, il gatto si rendeva irreperibile". A dirlo è George Orwell nella Fattoria degli animali, ed è sicuramente d'accordo anche Antonella Ottolina con il suo Bella miao (Aliberti editore), piccola enciclopedia divertente e divertita della vita a sei zampe (o molte di più, s'intende). In poco più di quaranta voci sfilano tutti i gatti che hanno condiviso i suoi spazi e su cui modella il paradigma del gatto-tipo: sussiegosamente noncurante e afflitto da poveri bipedi che si ostinano a perseguitarlo in nome di convinzioni sbagliate e nocive, come quella per cui la prima cosa da fare davanti a un micio è mettergli sotto al naso una ciotola di latte. Una creatura naturalmente superiore, ben conscia di esserlo e che non vive, ma concede la propria presenza in casa, refrattaria a qualsiasi ordine.

D'altronde per lungo tempo è stata considerata una divinità, perché abbassarsi al misero livello terrestre?
"Quando lo guardi, un gatto sembra un principe. Se non lo stai guardando, si comporta come uno scemo" (William York). E magari si ubriaca, come è successo a un bell'esemplare inglese bianco e nero, cliente abituale di un pub i cui avventori lo lasciavano bere dai propri bicchieri. Oppure va in trance per una leccatina di troppo all'hashish del padrone. Sono tante le "Storie curiose di gatti insoliti" - come recita il sottotitolo della Gatta che amava le acciughe, Corbaccio - che Detlef Bluhm ha raccolto setacciando soprattutto giornali e siti Internet. La gatta che dà il titolo al volume appartiene all'attrice Halle Berry, e le acciughe sono quelle che la diva le ha comprato a 70 dollari perché ne va pazza. Sorvolando sulle bizzarrie dei proprietari, nel libro si susseguono gatti volanti (nel senso di ospitati o intrappolati, con tutte le conseguenze del caso, su aeroplani), finiti nelle profondità dello spazio o in più prosaici recessi domestici, convocati in tribunale per cause civili o alle dipendenze di prestigiosi musei con la qualifica di cacciatori di topi - e chissà se si divertiranno lo stesso, ora che l'ennesimo laboratorio giapponese ha sfornato topolini che non hanno paura dei gatti, non percependone l'odore.

"Credo che i gatti siano spiriti discesi sulla Terra. Un gatto, ne sono certo, può camminare su una nuvola": parola di Jules Verne e di quanti con lui associano al suo impenetrabile contegno un'aura di mistero, soprannaturale. Che fosse considerato una divinità, come si accennava, non è vero solo per l'Egitto e la sua Bastet. Nella prima parte dei Poteri magici del gatto (Giunti Demetra) Fabio Nocentini spiega che tutte le principali culture del mondo antico hanno annoverato felini nei propri pantheon, in un modo o nell'altro, e ancora oggi, come in India e in Giappone, i gatti sono oggetto di venerazione. O quantomeno si crede che portino bene, esemplari neri compresi: è un'idea tutta occidentale, infatti, quella che associa i gatti neri a sfortuna e malaugurio, e nasce nel Medioevo con la condanna della stregoneria da parte della Chiesa cattolica. I gattolici invece (non è il solito calembour da penna in cerca di arguzie a ogni costo: sono gli stessi appassionati a definirsi così), i gattolici invece, si diceva, continuando a leggere possono deliziarsi con riti, simbologie e prodezze esoteriche dei loro beniamini, e magari lanciarsi nell'interpretazione di eventuali sogni a carattere felino. Per esempio, se un gatto parla è per profetizzare qualcosa, di solito. Se graffia, morde o assume atteggiamenti ostili una persona molto vicina a noi sta per tradirci. Amanti dei gatti o no, a questo punto guardiamoci le spalle...

2 commenti:

  1. Grande felina JoJo !!! Siamo già qui con la torta per il Gatto Nero Day, a forma di croccantino

    RispondiElimina
  2. ah ora si...e un era venerdì 17... ete ete..desy

    RispondiElimina