SAREMO ESPOSTE NELLA HALL a tempo INDETERMINATO
Dal vangelo secondo DIECIZERO. Atto 10-0 p.4
GABINETTO, BOTTEGA, OFFICINA DIECIZERO
Laboratoriu(m) d’indagine complessiva
Si avvalgono della facoltà di esercitare sull’infinito ostacolo delle conoscenze fenomeniche.
Al di là delle mansioni che costringono gli addetti ai lavori alla resa, c’è un margine, che possiede ogni ufficio, dedito all’invenzione artistica. Questo qualcosa è l’infinito che non ha fine, l’espediente promesso all’arte, promemoria di scarti d’uso industriale; l’impropria macchina dei laboratori diecizero.
Strumentalizzare i ferri ardenti febbricitanti oro, incenso e mirra; dividere l’indivisibile, abilitare l’incapace, conquistare la sconfitta, valorizzare l’avvilente, spaesare l’abitudine dall’abitudine, intorpidire il benedetto, ufficializzare l’offesa, partorire bugie, arrivare al limite del sospetto, così l’azione evangelica colma il peso della scienza, così l’arte disattende il sapere dal sapiente.
Poste dinanzi al costato umano, sia la scienza che l’arte, mostrano un aspetto distinto ma famigliare: una vocalizza dimostrando la scoperta, l’altra se ne avvale per rivelarne la valenza infetta.
Il diecizero quindi pretende dai suoi autori la promiscua discendenza che chiama a se diverse, anche impercettibili, opere in-forme, gerarchiche della perdizione sapiente, oltre i confini della conoscenza. Escremento dell’opera d’arte che non ha fine, si avvale: d’eruditi spazi poetici, d’immense pianure scultoree, di cosmesi filosofiche, di tremendi doppi extra-giornalistici, di montuose architetture, di turbanti cinematografie, di rutti matematici, di geniali quanto innocenti menzogne, d’incommensurabili strumenti d’intelligenza inattaccabile; apparizione paradisiaca per chi c’era e gia non c’è più.
Sara Renzetti e Antonello Serra sono apparsi in sogno!
E nel sogno della sera o-d(i)o apparir il macigno dell’opera in un tempo che non è ancora.
L’operariu(m) DIECIZERO:
- Proiezioni nella hall di opere-video di artisti della scena indipendente, cosicché l’arte sia l’echo dell’arte; a tal proposito si aprono le visioni a chi volesse sottoporre materiale al diecizero per una presunta collaborazione video.
- Opere impercettibili come “Il vangelo secondo diecizero”, una pseudo-rivista bimestrale che aggiorna i nostri “fatti”.
- Fermenti di nuove macchinazioni operose che pian piano verranno inserite.
- Presenze assenze, performance di vite autosufficienti che saltuariamente si presentano.
- Proiezioni all’esterno, l’insistente venir fuori che si vede.
- Il bagno d’opera, a patto che non si serva il servizievole.
- Completamento dell’opera in tutte le stanze rimanenti; questo solo quando lo scopo di mortificare la differenza possa dirsi nel deleuziano “différence”.
- E tanto è ancora la macchina.
GLI ARTISTI
dio non si vede eppure esiste!
Sara Renzetti e Antonello Serra si presentano sotto il falso nome della carne che parla e cammina; vicinissimi all’ordine divino della presenza-assenza di tutto ciò che esiste, conducono la loro esistenza al servizio della rappresentazione iconografica, complice della sostituzione di ciò che non è lecito sapere e tanto meno risolvere.
Proteggono il corpo nell’icona e il nome nella carne correndo così in aiuto alla territorialità che contraddistingue il senso di ogni creazione.
Figure estranee diffondono il verbo artistico affinché la separazione tra l’opera e la sua diffusione sia lontana dai veri strumenti da lavoro. Come Dio si serve dell’immagine e della parola per apparire a chi lo cerca così Sara Renzetti e Antonello Serra si avvalgono dell’altro per rappresentarsi al racconto.
Non c’è nessun senso alto a favorire l’analogia con la divinità, semplicemente essa è l’intuizione di chi viene al mondo con alcune cautele; ridendosela di varie faccende che poco hanno dell’atto creativo, ma che intanto conquistano forma e spazio essendo altro da se.
L’estraniazione, l’alienazione, lo spaesamento e l’appropriazione indebita sono alla base di ogni loro cammino, ed ecco che si muovono dietro l’apostolato devoto di chi si contende all’inventiva, dichiarando, attraverso l’adorazione affidata, il segno della rivelazione. Apparire a chi ti vede
-desiderandoti- non è un semplice gioco nascondino ma l’operazione che traduce in atto il crimine dell’umanità, il suo univoco svolgimento, la sua facile assimilazione, la sua chiara rappresentazione, la sua bisognosa e misera personalità.
Tradurre in persona l’immagine del linguaggio ha le sue radici storiche proprie del pensiero che cammina a pensare.
La viseità deleuziana ha marciato nell’opera di colui che sfugge, strappando occhi, bocca e naso al ritornello del significante; l’immagine del cane che si rappresenta visivamente nell’enunciato si sottrae a sua volta dalla mancata veridicità dello stesso.
Venir meno al pensiero e alle sue manifestazioni logistico-necessarie produce mancamenti simili alle visioni orgiastiche della sedizione divina.
L’opera è valida nella sua sottrazione; l’arte orchestra il coro ancestrale degli angeli che ad uno ad uno creano le vie dell’infinito.
!!!!!Bellissimo!!!!!!
RispondiEliminaDi cosa si tratta?
Voglio saperne di più!
Co sa potete dirmi?
Aspetto notizie!
marco
ciao da maria
RispondiEliminaAdoro l'arte perciò mi sento di dire che questi ragazzi son proprio bravi!
Come lo avete scovato il sito?
Grazie di avermeli fatti conoscere.